Untranquillo cronista foggiano vissuto tra il Seicento e il Settecento, in unvecchio e consunto manoscritto, di cui i topi rosicchiarono il dorso, e cheancora oggi si conserva nella Biblioteca Comunale della città, constatavae prevedeva. Scrivendo dell' importanza granaria di Foggia, diceva che lecaratteristiche commerciali della città nel seicento furono evidenziate inparticolar modo dai mercanti veneziani che investirono grosse somme di denaroper comprare grano e per trasportarlo a Venezia, imbarcarlo e venderlo ad altrenazioni. A Foggia oltre ai mercanti veneziani si aggiunsero i mercantibergamaschi che ne fecero commercio in modo tale che fiorirono in città tantebotteghe di piazza e case mercantili ricavandone un ordinario lucro dalle lanee che compravano dai padronali delle pecore e dalle varie mercanzie provenientidai mercanti veneziani. Quindi il prosperare di tante botteghe chevendevano panni, seta, drappi d’oro, cera, droghe, medicinali, tele di Persiaoltre a tante attività di orefici, calzolai, mercanti di fettucce ed altreinfinite mercanzie fecero tutti benestanti e ricchi. Molti di loro con lacapacità di comprare grano al piano si arricchirono ma i veneziani resero iloro terreni in terraferma a colture e altrove e ne fecero con altre nazioni diquesta una prosperosa attività di lucro..
Tuttavia ilquadro non fu del tutto drammatico per la nostra città: durante il Settecentola fiera di Foggia vide tra i principali protagonisti acquirenti di lana oltreai veneziani soprattutto i mercanti bergamaschi.
A CURA DI
ETTORE BRAGLIA