L'abitato di San Menaio è adagiato lungo il percorso settentrionale della Strada statale 89 Garganica, stretto tra l'Adriatico a nord e le pendici del promontorio a sud.
Sono quattro le spiagge che si susseguono lungo la costa di San Menaio. Tutte rivolte a nord-nord-ovest, sono caratterizzate da un fondo sabbioso che presenta una granulometria particolarmente fine ed un colore dorato chiaro.
Spiaggia di San Menaio
Spiaggia dei Cento Scalini
Spiaggia della Murgia della Madonna
Spiaggia di Calenella
Origini del nome
L'etimologia del toponimo "San Menaio" ha origini così remote che le due ipotesi al riguardo hanno maturato nei secoli un'aura di leggenda:
· secondo una teoria più antica deriva dal nome della Dea Mena, dea della fertilità e delle mestruazioni, citata per la prima volta da Sant'Agostino, nella sua "Città di Dio", in cui fa riferimento ad essa come "la dea che sovrintende i periodi delle donne"; scopriamo, inoltre, che già in "Antiquitates rerum divinarum" di Varrone, come riferito proprio da Sant'Agostino, è presente il nome della dea Mena, dea del mestruo. In un Gargano selvaggio, profondamente segnato dai culti della civiltà dei suoi antichi abitanti, i Dauni, i miti pagani si conservarono vivi molti secoli dopo la nascita di Cristo. Quando i primi monaci benedettini (notoriamente custodi di molti degli scritti di Sant'Agostino) arrivarono nel Gargano nell'alto Medioevo cercarono di convertirne i costumi e le credenze anche trasformandone la nomenclatura mitologica cosicché Mena divenne San Menaio.
·secondo un'altra ipotesi, accreditata da molti, tra cui lo storico e letterato locale Giuseppe D'Addetta, il nome San Menaio va ricondotto al periodo delle prime incursioni saracene sulle coste pugliesi ed alla leggenda che racconta dell'apparizione di San Mena, santo guerriero di origine araba, in seguito a cui gli abitanti della zona uscirono indenni dai successivi attacchi dei Saraceni. Va notato che San Menale (Αφιος Μηννᾶς), santo assai venerato dai monaci bizantini e San Menna, sono probabilmente due allotropi del nome del medesimo santo, patrono di Creta col nome di Αї-Μηνἄς, come afferma il Kazantzakis, ha dato il nome a San Menaio, a testimonianza dell'esistenza della località garganica già in epoca tardo-bizantina.
Storia
Le prime tracce di vita umana nel territorio di San Menaio risalgono all'Età del rame, che sul Gargano si configura come una continuazione del Paleolitico. Lo dimostrano i ritrovamenti dell'archeologo Raffaello Battaglia, risalenti al secolo scorso, nel sito di Macchia di Mare, o più precisamente di Coppa Cardone, ai confini dell'abitato in direzione Calenella.
La cultura tipo Macchia di Mare di quel periodo è testimoniata dalla presenza di ceramiche impresse o graffite a cotto e ceramiche giallastre, molte risalenti alla litotecnica della scheggiatura, che aveva ormai raggiunto livelli di elevata perfezione. Durante il processo evolutivo delle tribù del promontorio, alcuni gruppi seminomadi si organizzarono in insediamenti stabili tra cui San Menaio (i siti archeologici della zona in cui sono stati registrati ritrovamenti sono diversi: Macchia di Mare, Coppa Cardone, Palianza, Punta Manaccore, Ariola e Punta Molinella). Il raggruppamento di capanne sotto forma di villaggi, primo esempio di vita associativa presente sul Gargano, testimonia la tipica organizzazione sociale a carattere agricolo e venatorio.
La presenza, a San Menaio come nell'intero Gargano nord-orientale, di enormi giacimenti di selce potrebbe essere stato il principale motivo d'attrazione per popolazioni provenienti dall'Egeo e dall'Oriente che colonizzarono le zone costiere del promontorio per sfruttarne le immense risorse litiche, utili alla produzione di utensili ed armi
Per questo motivo, tra il 3000 ed il 2000 a.C., sul Gargano si stabilirono i Dauni, popolo che diede vita ad una civiltà segnata da cultura, tradizioni e tecniche sviluppate.
Dai Dauni a oggi
La storia dell'area di San Menaio, in epoca greca, come di tutto il promontorio, si mescola abbondantemente con la mitologia che caratterizza da secoli la tradizione popolare della Daunia.
Notizie più precise ed attendibili si hanno in età romana, quando tra il Portus Garnae (tra Rodi Garganico e il Lago di Varano) e Apenestae (Vieste) esisteva un vicus sviluppatosi nei pressi dei più antichi insediamenti del "Monte Tabor", di cui San Menaio rappresentava l'affaccio a mare. Altra testimonianza si ha negli ipogei di Montepucci, necropoli tardo-romana o paleocristiana. Nel periodo antico qui era diffuso il culto di Cassandra e della dea Mena (da cui, secondo una delle due teorie al riguardo, l'etimologia del nome di San Menaio). La tradizione vuole che ci sia voluta tanta volontà da parte dei primi insediamenti benedettini nella zona di San Menaio per spazzare via l'idolatria e far fiorire sui vecchi templi le chiese, vivificandole con i nomi dei santi e dei martiri cristiani.
A questo proposito il nome della località è, secondo la tradizione storiografica più diffusa e ricordata da Giuseppe D'Addetta, da far risalire alla vicenda che racconta dell'apparizione di San Mena, santo guerriero di origine araba, che salva gli abitanti dall'attacco dei Saraceni.
In epoca contemporanea il paese maturò la sua vocazione turistica già nel primo dopoguerra, quando i comuni del resto del Gargano incentravano la loro economia ancora esclusivamente sull'agricoltura e la pastorizia.
In seguito San Menaio vide la sua popolarità crescere repentinamente soprattutto negli anni sessanta e settanta, affermandosi a livello europeo come meta di villeggiatura elegante ed esclusiva e superando, purtroppo non senza eccezioni, innumerevoli tentativi di abusi edilizi che ne hanno minato la sobrietà del tessuto urbanistico costituito principalmente di villini con giardino perfettamente inseriti nell'orografia della costa. In quegli anni qui soggiorna e trova ispirazione l'artista Andrea Pazienza al quale nel 2008, a vent'anni dalla prematura scomparsa, è stato intitolato il Lungomare orientale.
Architetture religiose
Chiesa di Sant'Antonio Semplice ed austera, fu costruita nella contrada Martucci nei primi anni del Seicento. Presenta una facciata asciutta pianta rettangolare ed interni tardo-rinascimentali. Ospita un altare ligneo dell'epoca. Situata in posizione panoramica, fu trasformata da cappella gentilizia in parrocchia solamente nel secolo scorso.
Chiesa di San Francesco costruita nel 1882 come locale per la lavorazione degli agrumi di Santovito, fu recuperata tra il 1979 e il 1980 dai frati Cappuccini che lo adibirono a chiesa. È situata proprio di fronte alla Torre dei Preposti e segna il raccordo tra la zona "storica" di San Menaio e la parte che si è sviluppata successivamente verso la zona delle Murge Nere (verso Rodi Garganico)
Chiesa di Santa Maria della Difesa terminata nel 1904 è la più recente tra le chiese di San Menaio. Prende il nome dalla Difesa o Difesa Marzini, antico nome della zona boschiva oggi detta Pineta Marzini, ai cui bordi sorge la chiesa. Affacciata sul mare, a circa 40 metri di altezza rispetto alla sottostante "spiaggia delle Tufare", la chiesa è caratterizzata da misure architettoniche straordinariamente ridotte: la pianta consiste in un rettangolo di 4 metri di larghezza per 7 di lunghezza. Lo spazio ridotto costringe i fedeli ad assistere alla messa rimanendo al di fuori dell'edificio, raccogliendosi sul belvedere antistante.
Architetture militari
Torre dei Preposti (anche detta "dei Doganieri"), una fortificazione affacciata sul mare con funzioni di difesa e di dogana. Costruita probabilmente in epoca normanna e successivamente rinforzata nel 1569. Faceva infatti parte del sistema di vedetta e comunicazione a vista inizialmente predisposto dagli angioini e poi definitivamente sancito e finanziato dalle leggi aragonesi nel Regno di Napoli nel XVI secolo per contrastare le continue incursioni saracene. La torre spezza la linearità del lungomare rappresentando l'elemento di collegamento tra il nucleo storico di San Menaio e l'elegante zona residenziale di più recente costituzione detta Murge Nere per via della presenza di due grandi monoliti di roccia scura affioranti dal bagnasciuga.
Aree naturali[modifica modifica wikitesto]
Pineta Marzini
La Pineta Marzini è un bosco di pini d'Aleppo tra le più vaste ed importanti d'Italia che si colloca tra le coste di San Menaio e le alture pedemontane di Vico del Gargano[25]. La pineta, caratterizzata da alberi pluricentenari ed attrezzata con aree pic-nic, risulta iscritta, per le notevoli caratteristiche morfologiche e genetiche, al Libro Nazionale dei boschi da seme già dal 1960.[11] Attualmente fa parte del Parco nazionale del Gargano come sito d'importanza comunitaria all'interno della Rete Natura 2000.
Cucina
La tradizione culinaria sanmenaiese è fortemente influenzata dai prodotti tipici del suo territorio: olive, agrumi e prodotti ittici ricorrono in ogni pietanza.
La specialità locale più nota è la paposcia, una pagnotta cotta nel forno a legna e ripiena con condimenti di vario tipo.
Tra gli antipasti ed i 'contorni tipici della cucina sanmenaiese vi sono le olive in salamoia ("olive ann'acqua"), l'insalata d'arance, la bruschetta. Quest'ultima, chiamata "u caudedd" in dialetto, è sempre presente in ogni pasto: si prepara tagliando la pagnotta orizzontalmente in modo da ottenere una grande fetta di pane circolare che, una volta abbrustolita, viene condita con un filo d'olio d'oliva, un pizzico di sale ed a scelta con aglio crudo a pezzettini o strofinato superficialmente. Secondo la più antica tradizione veniva leggermente bagnato e condito con olio, un pizzico di sale, pomodoro ed origano accompagnato con olive nere scottate.
Gli antipasti di mare, invece, annoverano l'insalata di acciughe o agostinelle (alici) crude con olio e limone, l'insalata di arance e i cocc'l'ner oppure cann'licch pu k'mun, insalata di cozze o cannolicchi conditi con limone e prezzemolo.
Tra i primi piatti invece, oltre la zuppa di pesce ricordiamo i tub'ttin pi cuchiggh' , ditali con le telline conditi con soffritto di aglio e olio, i secc chien e n'trucc'l , troccoli con seppie ripiene di pane e formaggio, 'mbricciatill e c'kel , bucatini con le canocchie, nonché le minestre con l'olioforte e le orecchiette con le noci o con i lampascioni.
Tra i secondi piatti di pesce ci sono i grugnalett mar'net, bianchetti marinati, ovvero conditi con olio, aceto e prezzemolo, oppure i cocc'l'ner (o alici) arracanet, cioè cozze o alici gratinate; mentre tra i secondi piatti di terra, il capretto al "ruoto" (u rot) con patate e lampascioni nonché i funghi raganati ("i fugn arraca'net").
Tra le specialità dolci caratteristiche vanno annoverati i pancotti, i sospiri, i tipici taralli, dolci o salati, e i crustoli al miele o al mosto cotto, i fichi infornati ("i fich n'furnat").
Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/San_Menaio